La psicologa americana Katelyn McKenna ha mostrato come le persone siano più disposte nei social network a rivelare il proprio vero sé di quanto non lo siano nella vita reale. Questo perché all’interno di una rete di «amici» è possibile condividere le proprie convinzioni e le proprie reazioni emotive più intime con minore rischio di disapprovazione o di sanzione sociale.
Ciò li rende lo strumento ideale per narrarsi, decidendo in prima persona quali ruoli e quali eventi presentare. In quest’ottica, il social network può essere considerato il perfetto ambiente di empowerment, in quanto permette di sperimentare nuovi modi di essere senza fare pagare troppo caro il costo delle sperimentazioni non andate a buon fine.
A caratterizzare l’interrealtà è, infatti, la fusione di reti virtuali e di reti reali mediante lo scambio di informazioni tra di esse. Ciò permette di controllare e modificare l’esperienza sociale e l’identità sociale in maniera totalmente nuova rispetto al passato con rischi e opportunità spesso sottovalutati.
Le reti sociali sono anche in grado di trasformarsi in «COIN - COllaborative Innovation Network» (rete collaborativa creativa) quando i suoi membri si caratterizzano per un’elevata motivazione condivisa in grado di guidare l’azione dei membri del gruppo. Quando ciò avviene, la rete sociale si trasforma in un gruppo creativo in grado di produrre nuovi prodotti, nuovi concetti, nuove idee.
l'esperienza di un nuovo medium non è sempre uguale ma è legata alla capacità di usarli o meno in maniera intutitiva:
- se dobbiamo usare la razionalità li percepiamo come strumenti opachi che limitano l’azione
- se possiamo usare l'intuizione, li percepiamo invece come opportunità che siamo in grado di attuare in maniera totalmente trasparente.